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misteri e fuochi
Abbiamo chiesto a quattro artisti di comporre quattro “stazioni” per creare le proprie visioni della “passione” e formare un opera realizzata come un “cadavere squisito”.
Angelica Liddel, Shirin Neshat, Tamara Cubas, Armando Punzo. Teatro Pubblico Pugliese dal 24 al 27 settembre 2015.
Il progetto muove dal riconoscimento del Dolore come terreno di riflessione razionale, e allo stesso tempo come limite invalicabile alla nostra comprensione, da affrontare come uno dei problemi fondamentali dell’esistenza.
Diversi filosofi e scrittori hanno riflettuto e alimentato il dibattito sul tema del dolore: Dostoevskij, Hegel, Jonas, Jung, Marx, Nietzsche, Pareyson, Schelling… Molti dei loro scritti segnano la presa d’atto dell’insufficienza della parola filosofica tradizionale non soltanto a spiegare, ma anche semplicemente a dire il dolore.
Il progetto risponde all’esigenza di aggiungere al dibattito il contributo di artisti e autori teatrali, perché esprimano la loro voce sul tema, anche al fine di dimostrare quanto ancora persistano domande senza risposte, problematiche irrisolte, come quella relativa al perché e al senso del dolore.
“Questa è la tragedia dell’uomo: egli è immerso nel negativo, autore del male e soggetto al dolore, marchiato dall’onnicolpevolezza e destinato alla sofferenza universale. Ma è anche la tragedia di Dio, perché la caduta umana, segnando il fallimento della creazione, colpisce l’opera sua e lo costringe a intervenire per rettificarla, ciò che Dio non può fare se non soffrendo a sua volta, perché solo col dolore si può vincere il male” (Pareyson).
Il nodo oscuro sul senso del Dolore e del Male, radicato nel terreno del Fondamento, dell’Origine, del Dio, pare poter essere, se non sciolto, almeno illuminato dall’Arte.
Las Puertas de la Carne
“Sottomessi al terrore indecifrabile della nostra esistenza, nasce nei nostri nervi il bisogno di essere salvati, senza neanche sapere da cosa, dai nostri nemici, dai nostri desideri, dalla nostra angoscia, dalla fine del mondo o dalle fiamme dell’inferno. E senza la capacità di comprendere il terrore, solamente il Sacro ci assiste, essendo il Sacro opposto al calcolo della ragione. Inghiottiamo il seme degli stregoni, bruciamo la nostra casa, o percorriamo vie sacre durante giorni e notti sul nostro cavallo a otto zampe, già nauseati dalla legge, dal sociale, dalla scienza, sperimentate tutte le delusioni possibili, la redenzione finisce in violenza poetica. Il matto gli dice ad Andrei, “prendi questa candela, attraversa la piscina e salverai il mondo”, il mondo, che non ė altro che la nostra sofferenza, il nostro cammino verso la morte, cosi ci convertiamo in pellegrini del buio, stanco il sole di illuminare tanti e tanti miserabili.
Dove ė andato a finire il senso del sacro?
Il Sacro è una maniera di restituire all’essere umano la coscienza dello spirito e della sovversione, sradicandolo dalla obbligazione materialista contemporanea, dalla esigenza materialista, del totalitarismo materialista. Ė una maniera di restituirgli il suo essere primigenio, l’energia primaria. Quindi questo ė un grande atto di sovversione per tentare di salvare il mondo, una grande preghiera, una grande orazione, l’atto inutile di un folle. L’uomo può essere spiegato (o mai spiegato) solamente tramite la necessità irrimediabile che Dio esista, mediante il suo irrimediabile bisogno di essere amato, mediante il suo irrimediabile timore della morte e mediante la sua irrimediabile necessità di salvezza. Se cessiamo di interrogarci sull’esistenza di Dio, cessiamo di essere uomini. Cos’altro possiamo fare, immersi nelle acque nere della nostra disperazione, se non raggiungere l’altro lato della piscina dove ci attende il suicida, che come Cristo, forse soffre e muore per tutti noi. Angelica Liddell (estratti della sua presentazione)
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