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jan fabre angelos

Molto si è detto della passione dominante dell’artista per l’entomologia, ossessivamente indagata e trasfigurata con gli strumenti di un autentico specialista. Ma questo non basta a spiegare le continue incursioni fantastiche compiute nel mondo degli insetti che appartengono ad una superiore facoltà di visione. Fabre si serve principalmente dell’osservazione minuziosa degli scarabei così come Erasmo aveva utilizzato questo minuscolo animale, in uno dei suoi più mirabili saggi in forma di proverbio, per sovvertire il senso ed il luogo comune, valendosi della fiaba e della sua parodistica amplificazione. Lo scarabeo cerca l’aquila (Scarabeus aquilam querit), che ha come protagonisti i due animali, accoglie infatti uno dei temi favoriti di Erasmo, quello di Dio che si serve delle cose deboli del mondo per confondere le potenti.

Prestando nuovamente orecchio alla fiaba con ironia e curiosità, mediante una sapiente rilettura dei caratteri mitici attribuiti ai due contendenti dalle fonti classiche, viene svolta l’inversione della metafora del potere. Sorprendenti in questo senso le corrispondenze fra la visone di Erasmo e quella di Jan Fabre.

Nella storia di Esopo lo scarabeo intercesse presso l’aquila perché risparmiasse una lepre che si era rifugiata nel suo buco, ma l’aquila la sbranò comunque. Allora lo scarabeo iniziò a visitare senza tregua i nidi del rapace, facendo strage delle uova, finché Giove non impose un armistizio. Nella versione erasmiana i due condottieri sono ritratti sotto una nuova luce, grazie alla quale è chiaro come la condizione dell’umile scarabeo sia da preferirsi a quella dell’aquila. Per molti – egli nota – questo animale non è altro che un guscio, nasce vive e si diletta degli escrementi; sua suprema cura è la composizione di grosse palle di sterco, che rotola con immane fatica. Ma se si osserva questa bestiola spregiata con occhio acuto, e come dire sul suo terreno, si scopriranno in essa qualità straordinarie.

Le medesime qualità captate e celebrate dalla storia erasmiana, le ritroviamo nel mondo di Fabre. Questo lucente insetto si trasforma nel perfetto simbolo del guerriero ideale, assolutamente simile a quegli ideali Guerrieri della Bellezza che popolano il suo universo. È immagine di saggezza rigenerazione e di bellezza per la sua forma vicina a quella perfetta della sfera. Aggiunge Erasmo che circolava tra i Greci una favola secondo la quale scarabei e cammelli avrebbero dato la scalata al cielo. Fabre sembra partecipare di quella visione dilatata dell’umanista. Egli adotta spesso lo stesso procedimento dell’inversione ed usa la lente per indagare un microcosmo che ci riflette il rovescio delle cose e svela l’implicito dualismo di ogni realtà.

Mirta D’Argenzio per la Mostra Passage a Palermo

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