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peter brook

warum warum in tournée con noi dal 2008         tournée stagioni 2008>2013

Una ricerca teatrale di Peter Brook

Ad un certo punto delle nostre vite, desideriamo disperatamente credere che mettiamo in discussione una volta per tutte le idee false – cosi, un lunedì, o in un mese di gennaio.

 Ci liberiamo una volta per tutte di quella vecchia pelle, acquistiamo i nostri nuovi punti di vista, i nostri impegni, e li facciamo maturare.

Ma onestamente credete che voi o me li stiamo facendo maturare? Noi individui vociferous, molto piccoli, siamo niente davanti alla potenza colossale di due mila anni che ci hanno condizionati- due mila anni di idee di cui nel bene e nel male ora sono mescolate inestricabilmente.

È il privilegio delle società stabili di riflettere sui valori stabili – le loro arti sono affermazioni ed è cosi possibile celebrare le loro credenze comune.

 La nostra disordinata e caotica società deve affrontare qualcosa abbastanza differente – un periodo molto lungo e spietato di riesame di tutte le nozioni – e noi facciamo parte di quella società. Non possiamo liberarci con una scossa. Non possiamo evolvere soli. 

Dobbiamo mettere in discussione le idee su cui ci confrontiamo nel quotidiano, le idee per le quali viviamo – quale la cultura, l’arte, il bene dell’uomo, i valori dello spirito.

Mettendo in discussione le nostre idee e credenze. Questionandole nel teatro e mettendole in discussione il lunedì ed ancora il martedì e così fino alla domenica – senza ritorno. Potete osare, andare tutto il tempo che preme in avanti, scavando in profondità, ma rimanendo aperti – o dobbiamo smettere quando vediamo nel profondo dei nostri cuori di non avere neppure cominciato a raggiungere qualcosa?

Il teatro è l’unico posto per una tale inchiesta. 

La mia credenza è quella di tutte le cose cambiano di continuo in un mondo variabile, niente è tanto fluido quanto questo mezzo che prende vita dal contatto con il pubblico dei numeri differenti, delle età, dei gusti, delle diverse classi e categorie.

La parola “teatro” intende così tanto: Credo che l’unico criterio vero sia quello del vissuto – quello che il vecchio attore di strada ha dovuto conoscere al costo della sua esistenza – – se la sua prestazione risulta viva al pubblico là davanti lui.

Fortunatamente, non si può fare niente nel teatro da soli. Progettare significa lavorare insieme, recitare significa condividere.

Ma i direttori vivono in una strana solitudine che li rimuove lontano dagli altri e devono fare fronte a questo quesito: Che cosa è esattamente il nostro mestiere qui?

Più di cento anni fa, il teatro europeo viveva in uno stato di sonnolenza ma era accettato ed era perfino applaudito. Dopodichè quel secolo finì e – strana coincidenza della storia – i visionari ed gli avventurieri sono comparsi, guidati da una forte volontà e dal coraggio di coloro che desideravano raggiungere frontiere sconosciute.

Tutti questi pionieri condividevano una passione, una generosità, la gioia della conoscenza, l’umiltà e specialmente la loro diponibilità ad interrogarsi permanente.

Ciascuno di loro era interessato ad un particolare aspetto del territorio che si apriva davanti a loro: Stanislawski è stato affascinato dallo psyche dell’attore, Meyerhold ha provato a creare una sintesi di tutte le arti, Craig l’immagine di un mondo invisibile, per Artaud, il palcoscenico era come una stufa in piena di fiamme e grida che usciva fuori dagli intestini.

In questo modo, ciascuno di loro ha sviluppato il suo metodo, le sue teorie, il suo sistema. Ma nessun dei loro principi e delle loro idee sono per sempre, possono essere giusti per il momento ed ogni nuova generazione è costretta ad affrontarle e svilupparle di nuovo passo dopo passo.

In questo nuovo lavoro abbiamo provato a creare un mosaico in cui la voce di Shakespeare e le grandi voci del passato sono insieme presenti nel nostro tempo.

Peter Brook

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